“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu, o Principe della Milizia Celeste, con la potenza divina, ricaccia in Inferno Satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano nel mondo a perdizione delle anime. Amen.”
Ecco la versione abbreviata (ovviamente tradotta) della preghiera per San Michele Arcangelo scritta da Papa Leone XIII in seguito alla visione che ebbe il 13 ottobre del 1884 mentre celebrava Messa.
Rispetta alla versione originale in latino è stato aggiunto l’aggettivo possessivo “nostro”.
Defende nos in proelio, contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Sii difesa, pertanto, protezione, sii guardia, sii presidio, sii barriera. Non quindi nostro.
Presidio in terra.
Praesidium – proelium sono termini usati in campo militare che delineano, pertanto, San Michele come un guerriero. Il primo tra i guerrieri, il Principe della Milizia Celeste, il cui compito è di esser barriera e ricacciare giù all’inferno e rinchiudere (detrude – imperativo) satana e gli spiriti maligni.
Come forse ricorderete, avevo annunciato che in questo articolo avrei parlato della papessa Giovanna, ma sia il momento in cui stiamo vivendo, sia la lettura casuale oggi (anche se nulla è per caso) di questa preghiera, sia un’immagine che ho avuto come un chiaro flash qualche giorno fa mi hanno portato altrove… e, un po’, dove l’avrete già capito…
Qualche giorno fa, mi sono svegliata con l’immagine della statua di San Michele che ripone la spada (quella sopra il noto Castel Sant’Angelo di Roma).
Un’altra visione, un altro Papa…
Siamo nell’anno 590 dc, in una Roma dilaniata dalla peste (…situazione familiare è?), il Papa indice una processione di tre giorni che si sarebbe dovuta concludere con l’attraversamento di ponte Sant’Angelo ma un fatto davvero singolare rubò a quest’ultima la definizione di “conclusione”… Cosa? Una visione, così si narra, quella dell’Arcangelo Michele che rinfodera la spada.
Ce ne danno dettagliato resoconto Gregorio di Tours e Iacopo di Varazze.
Durante la processione, in una sola erano morte ben ottanta persone… ma Papa Gregorio continuò a incoraggiare la folla a proseguire con fede…
Man mano che il corteo si avvicinava a San Pietro, l’aria si faceva sempre più salubre e leggera.
Si narra che giunti al ponte che collegava la città al Mausoleo di Adriano, d’improvviso, il cielo si aprì e schiere di Angeli che cantavano quelle che sarebbero diventate le parole del Regina Coeli, ne discesero soavi.
Le “famose” parole di San Gregorio Sono datate a quel momento: “Ora pro nobis rogamus, Alleluja”. Così gli angeli planarono ancora più verso il basso e galleggiando sulle teste dei presenti, circondarono il dipinto di Maria portato in processione. Gregorio allora volse lo sguardo verso l’alto e sulla cima del castello apparve, limpida, l’enorme figura dell’Arcangelo, armato di spada, che asciugava dal sangue… per poi riporre nel fodero.
La peste era stata debellata, sconfitta. Roma poteva rinascere.
Le vittorie alate dovrebbero appartenere al cielo… San Michele invece scende e pianta i piedi in terra, tanto da lasciare, le proprie impronte, secondo la tradizione, impresse in una pietra conservata nel museo del castello, insegnandoci che lui è l’unico angelo che può scendere da noi, toccare terra e combattere.
In molte altre pandemie e pestilenze è stato invocato l’aiuto dell’Arcangelo Michele.
Come nella peste che colpì il meridione nel 1656, in cui nuovamente San Michele Arcangelo apparse all’Arcivescovo Puccinelli – dopo un forte rumore come quello di un terremoto- e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta (grotta del Gargano) scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M A. …Chiunque avesse tenuto quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli fu detto e ben presto la città fu liberata dalla peste ed anche tutti coloro che tennero con loro le pietre.
Altro luogo, altra incisione sulla pietra come anche quella del “quadrato del Sator” inciso su una colonna della grande palestra di Pompei, unica colonna rimasta in piedi in seguito al terremoto del 63 dc che precedette la più famosa e fatale eruzione.
…Reliquie portate in processione, come ha fatto il mese scorso l’attuale Papa, tanto che l’articolo di RomaToday del 15 marzo titola: “Papa Francesco a sorpresa a piedi a Via del Corso: preghiera al crocifisso che salvò Roma dalla peste”.
Sono solo casi? Non si tratta che di dicerie? Soltanto belle storie per allietare e dare speranza alla gente nei momenti bui? …O potrebbe esserci qualcosa di scientifico?
Ma torniamo al nostro San Michele Arcangelo e a quella spada… rinfoderata dopo esser stata asciugata dal sangue.
…E dal sangue di chi?
…E quelle pietre?
…E perché il nome Gargano richiama così strettamente il famoso Santo, San Galgano, e la famosa spada nella roccia in toscana, che in terrà fissò come una croce, ed anche il cavaliere della Tavola Rotonda Sir Galvano.
…E perché è stato studiato che il monte del Gargano è allineato con la rotonda di Montesiepi?
Tutto è frequenza, tutto è vibrazione…
Se il virus come sappiano vibra ad una frequenza molto bassa, sarà una frequenza diversa, molto alta, allora ad ucciderlo?
Forse una frequenza legata ad una spada famosa leggendaria, estratta dalla roccia (con un gesto opposto a quello di San Galgano) legata alla figura del leggendario Artù?
Si, Artù: Re del futuro e re del passato, il re che non è mai stato re, il re che non è mai morto ma, come dice la leggenda, torna quando c’è bisogno, che può attraversare il ponte, mettere i piedi sulla terra, scendere sulla terra e ed esser guerriero, principe della milizia celeste…
Una figura molto simile a San Michele Arcangelo, non trovate?
Ed anche i suoni, le preghiere, il nome della spada, non sono forse tutte frequenze? E la pietra? Qualcuno parlerebbe di lapsit exillis di Wolfram Von Eschenbach, autore del Parzival.
C’è forse un filo conduttore in tutto questo? Una sorta di Filo di Arianna che in qualche modo lega tutte quelle leggende e quelle storie -tramandate nei secoli per via orale e poi anche in forma scritta- riguardanti un’antica e famigerata spada?
Questo è l’interrogativo che vi lancio, una sfida per le sinapsi e un atto di fede: credere che “oltre” qualcosa ci sia e impegnarsi per capire di cosa si tratti… per far luce… quel minimo che ci è concesso.
Buona Pasquetta a tutti e al prossimo articolo!
Lady T.